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A GIUDIZIO UNA BADANTE NOMINATA EREDE UNIVERSALE DALLA SUA ASSISTITA

ACCUSATA DI CIRCONVENZIONE D’INCAPACE DOPO L’ESPOSTO PRESENTATO DALLE NIPOTI

A giudizio una badante nominata erede universale dalla sua assistita. Accusata di circonvenzione d’incapace dopo l’esposto presentato dalle nipoti. L’anziana vedova è nel frattempo deceduta. Il testamento è intanto oggetto di una causa civile.

Soli venti giorni per un ammontare complessivo di 8mila euro, seguiti da un quarto da 3mila euro un paio di mesi dopo. E, nel frattempo, un prelievo di 12mila euro dal libretto postale.

Infine, il testamento scritto a mano e registrato poi dal notaio in cui l’anziana vedova nominava erede universale la propria badante. È con l’accusa di circonvenzione di incapace che, ieri mattina, quest’ultima è stata rinviata a giudizio dal gup del tribunale di Pistoia.

Secondo la procura – le cui indagini iniziarono dopo l’esposto presentato dalle nipoti della presunta vittima, deceduta all’incirca sei mesi dopo all’età di 90 anni – la badante – una 62enne albanese – avrebbe approfittato della stato di infermità fisica e di deficienza psichica della propria assistita per approfittare economicamente di lei e per allontanarla dai familiari.

Nelle loro esposte, le nipoti avevano spiegato di essersi occupate loro della zia, rimasta vedova da una decina d’anni, da quando, seppure mentalmente lucida, aveva iniziato ad avere acciacchi fisici che l’avevano costretta praticamente a spostarsi su una sedia a rotelle. E, alla fine, a dover ricorrere anche a una badante, che l’assisteva giorno e notte, a volte con l’aiuto della propria figlia e di altri familiari quando aveva degli impegni.

Fatto sta che al termine della quarantena causata dalla pandemia, le nipoti avevano trovato, a loro dire, la zia completamente cambiata, succube della badante. In pratica, non le voleva più in casa e aveva affidato tutte le incombenze, anche economiche, alla badante. Plagiata, secondo loro, da quest’ultima.

Era stato nella primavera 2021 che erano state contattate dall’ufficio postale in cui la zia aveva il conto e informate di prelievi anomali, non giustificabili dalle normali esigenze di spese. E così le nipoti erano venute a conoscenza degli assegni e del prelievo dal libretto di risparmio. Inutilmente le avevano chiesto spiegazioni.

In occasione di una visita, a una delle nipoti l’anziana vedova era apparsa molto turbata, impaurita dell’eventualità che la badante o qualcuno dei suoi familiari potesse tornare e trovarla lì a parlare con lei.

Da lì, la decisione di presentare l’esposto ai carabinieri. Il cui contenuto è sintetizzato in un paragrafo del capo d’imputazione redatto dal pm Giuseppe Grieco, che accusa la badante di aver abusato «della labilità psicologica e della predisposizione, per le sue precarie condizioni psicofisiche, dell’anziana vedova ad essere fortemente influenzabile ed emotivamente dipendente dalla stessa».

Il testamento in cui l’anziana vedova ha lasciato tutti i suoi beni alla badante albanese è stato impugnato dalle nipoti ed è adesso oggetto di una causa civile.

«La mia assistita e sua figlia – spiega l’avvocato Francesco Stefani, difensore della badante – sono sempre state molto vicine all’anziana vedova, con la quale, negli ultimi anni si era creato un rapporto di grande intimità, soprattutto durante il Covid, quando i familiari non erano più andati a trovarla. Quei prelievi erano pienamente giustificati da spese effettivamente sostenute e la relativa documentazione è già agli atti in sede di processo civile.

L’anziana donna, che aveva soltanto acciacchi fisici, è stata sempre lucida e presente a se stessa, come ebbe modo di certificare un medico specialista, a differenza del medico di famiglia, che aveva manifestato un atteggiamento ostile nei confronti della badante. La mia assistita respinge ogni accusa, non c’è stata alcuna circonvenzione di incapace».

 

Fonte: il Tirreno

 

 

 

 

 

 

 

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