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Viti, confermata la condanna per la morte della donna crocifissa

La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna a venti anni di reclusione dell’idraulico fiorentino Riccardo Viti per la morte atroce di una giovane prostituta rumena, Andreaa Cristina Zamfir. La decisione è arrivata a tarda sera di martedì 27 febbraio 2018, al termine di una lunghissima camera di consiglio. Ora la pena è definitiva. Andreaa Cristina Zamfir, uno scricciolo di donna, madre di due bambini a soli 26 anni, andò incontro a una morte “lenta e orrenda”. Legata a un palo sotto un cavalcavia dell’autostrada, a Ugnano, abbandonata nel buio con un bastone nel retto che le aveva provocato una tremenda lacerazione intestinale. Nessuno udì le sue urla di dolore. La trovarono la mattina del 5 maggio 2014 crocifissa al palo, uccisa dall’emorragia, dal dolore, dalla paura e dalla disperazione. Il responsabile di quella morte atroce, l’idraulico fiorentino Riccardo Viti, 59 anni, che l’aveva fatta salire sulla sua auto alle Cascine dove la ragazza si prostituiva, è stato condannato sia in primo grado che in appello per omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale. Grazie al rito abbreviato, che garantisce in partenza lo sconto di un terzo sulla pena, e grazie al fatto che ha confessato, è stato condannato a soli venti anni, ma sia il tribunale che la corte d’appello sono stati d’accordo con la procura nel ritenere che avesse agito con la consapevolezza che violentando la donna con un bastone e lasciandola legata e abbandonata nel buio avrebbe potuto ucciderla. “La morte della donna – scrissero i giudici di appello – è dipesa da una condotta del Viti sorretta quanto meno da dolo indiretto o eventuale: l’evento morte non era voluto ma non era neppure una mera possibilità, essendo invece un evento previsto o assolutamente prevedibile”.

Il difensore di Viti, avvocato Francesco Stefani, ha invece sempre sostenuto che il suo cliente non voleva uccidere e neppure poteva prevedere che la povera ragazza sarebbe morta. Altre volte aveva agito nello stesso modo con altre prostitute, le aveva lasciate legate nel buio dopo aver violentate con un bastone, e tutte erano riuscite a liberarsi e a salvarsi.Anche Cristina urlava come avevano urlato le altre donne, ma quando Viti è fuggito – ha sempre argomentato il difensore – la ragazza era viva e non ancora agonizzante. Per questo Stefani ha sostenuto che Viti dovrebbe essere ritenuto responsabile di omicidio colposo con colpa cosciente o di omicidio preterintenzionale. E di questo presumibilmente hanno discusso per lunghe ore i giudici di Cassazione, decidendo infine di confermare la condanna per omicidio volontario.

 

fonte: La Repubblica