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Le foto hard con minori non erano dell’avvocato assolto in appello

Il professionista nel 2012 era finito in carcere e poi ai domiciliari.
Le immagini in chiavette esterne a cui avevano accesso altri

Era stato arrestato con l’accusa della detenzione di un’ingente quantità di materiale pedopornografico. Per questo, nel maggio 2012, era stato portato nel carcere di Sollicciano e poi era finito agli arresti domiciliari lontano dai suoi figli. Ma ieri la Corte d’Appello di Firenze lo ha assolto per non aver commesso il fatto. La fine di un incubo, in attesa della Cassazione, per l’avvocato civilista Leonardo Rossi, 65 anni, difeso dal legale Francesco Stefani. L’avvocato Rossi in primo grado era stato condannato a 8 mesi di reclusione, ma l’appello ora ha ribaltato la sentenza. Secondo la Corte le immagini e i video che ritraevano minori trovati nelle pen- drive e nelle memorie esterne dei computer del suo studio non appartenevano all’avvocato. Già durante l’udienza di convalida dell’arresto Rossi aveva detto che i filmati erano stati inseriti nelle memorie esterne dei computer del suo studio a sua insaputa. Perché, come ha spiegato il suo legale nell’appello, quelle memorie erano a disposizione non solo dei collaboratori dello studio ma anche di alcuni clienti, tra i quali molti carrozzieri, che in quel modo gli consegnavano fotografie di auto coinvolte in incidenti. La perquisizione a carico di Rossi, infatti, era stata fatta nell’ambito di un’inchiesta dei carabinieri della compagnia di Signa per falsi incidenti. Una vicenda diversa, i cui risvolti giudiziari sono ancora in corso. « L’avvocato Rossi è una persona incensurata che si è ritrovata in carcere prima e ai domiciliari poi per un reato infamante dal quale ha sempre preso le distanze – spiega il suo difensore – le indagini non avevano potuto dimostrare che il materiale in sequestro fosse suo tanto che dalla analisi degli stessi computer di studio nulla era emerso. Rossi ringrazia i clienti e i collaboratori che hanno sempre creduto in lui pur residuando un grave e irreparabile danno alla propria immagine e professionalità ». – g.a.

From Repubblica.it