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PRATO (cnj) E’ iniziato lunedì il processo per violenza sessuale di gruppo da parte di tre qua- rantenni pratesi ai danni di altri tre pratesi poco più che ventenni (due ragazze e un ragazzo).

Una notte da incubo per i tre giovani come hanno di- chiarato loro stessi lunedì quando a processo sono finiti due dei tre operai pratesi, perché uno dei tre ha invece deciso di patteggiare pagan- do i danni. Gli altri due in- vece verranno giudicati per la violenza sessuale di grup- po ai danni di una dei tre ragazzi, campigiana, e per le percosse aggravate ai danni dell’amica pratese a cui han- no tirato uno schiaffo du- rante la terribile nottata.

A ripercorrere quella se- rata sono state le stesse tre giovani vittime davanti al col- legiale di Prato in aula Gal- li-Alessandrini.

Era la notte tra il 5 e il 6 marzo del 2018.

«Quella sera sono andata a prendere i miei amici a Prato – ha raccontato la ragazza che è stata poi oggetto della violenza sessuale, seguita dagli avvocati Fabio Generini e Francesco Stefani – e verso le 23.30 siamo arrivati al pub.

Subito siamo andati nella sala sotto, ci siamo messi a sedere e siamo stati lì. Abbiamo bevuto due o tre birre a testa durante la serata. Eravamo noi tre. A metà serata mi sono alzata per andare in bagno e mi hanno fermato tre persone. Erano molto più grandi di noi d’età. Mi hanno chiesto a che ora finiva la serata al pub, cioè quando chiudevano e poi mi hanno chiesto cosa avrei fatto io dopo. Ho risposto molto va- gamente che non lo sapevo e me ne sono tornata al tavolo con i miei amici. Ho raccontato loro di quei tre che avranno avuto il doppio della nostra età. Quando li ho indicati alla mia amica lei mi ha detto: “Evita di dargli conidenza perché uno dei tre lo conosco e non è una brava persona”. Comunque andiamo avanti così fino a chiusura. A quel punto ci avviamo verso la macchina ma poi mi accorgo che non trovo più il cellulare e torniamo al pub per cercarlo. Non lo troviamo nemmeno dentro al pub ed è a quel punto che me li ritrovo un’altra volta tutti e tre accanto. E’ uno dei tre a prendermi con un braccio e per la vita mentre gli altri due si avvicinano e quello che mi ha preso inizia a chiedermi di andare a casa con lui. Sono stati i miei amici a trascinarmi via da quella situazione e insieme siamo andati in macchina. Qui ci siamo divertiti a farci qualche video insieme. Eravamo tranquilli non era ancora successo niente di drammatico. Poco dopo però sento bussare alla portiera della macchina. Non so per quale motivo ma io apro ed esco. A quel punto ancora una volta lo stesso di prima mi prende e mi porta verso la sua auto continuando a chiedermi di andare a casa sua. Lui mi palpa il seno facendo degli apprezzamenti ed è a quel punto che io mi scosto a male parole. Così rientriamo nella nostra macchina e a quel punto ci accorgiamo che c’è un cane dentro. E’ il cane di uno dei tre che subito viene alla macchina chiedendoci di renderglielo. E’ così che usciamo nuovamente dall’auto e a quel punto loro tre, tutti e tre, mi accerchiano e mi ripor- tano dentro la loro auto. Quello che prima mi palpeggiava si abbassa i pantaloni e inizia a esibire il suo membro. Io d’istinto mi tiro indietro ma non esco dall’auto. Non so perché non apro la portiera. Ancora una volta è la mia amica ad aprirla e a farmi uscire. Io scendo e mi avvio verso la nostra auto quando l’altro (e dice il nome di uno dei due imputati, ndr) mi prende e mi sbatte sul cofano dell’auto accanto alla mia. Mi viene addosso e inizia a toccarmi ovunque. Sono certa che non erano solo le sue mani ma anche del terzo di loro perché mi sentivo toccare da più di due mani e so per certo a questo punto che non era il primo che mi aveva palpeggiato e chiesto di andare a casa sua perché ho saputo dopo che lui stava dando noi al mio amico».

Infatti il ragazzo giovane unico maschio in questo gruppetto di tre amici ventenni che erano usciti solo per andare a farsi una bevuta, aveva spiegato prima in aula: «Lui scende dall’auto, si cala i pantaloni e con i genitali di fuori inizia a strusciarsi sul mio fianco». A quel punto ripete anche alcune offese a sfondo sessuale che il quarantenne pratese gli ha rivolto.

«Io cerco di staccarmelo di dosso – continua il ventenne mi scanso e lui dopo un po’ si tira su i pantaloni che aveva abbassato. Mi ricordo che a quel punto lui cerca una sciarpa e l’amica che era con me, mentre vedo l’altra che viene sbattuta sul cofano di un’auto, vede un pezzo di stoffa lì vicino e gliela butta pensando sia quella e sperando che così se ne vadano. Lui molto arrabbiato dice che non è la sua. Mi si avvicina da dietro, si sfila la cintura, e me la mette al collo iniziando a tirare. La mia amica a quel punto mi aiuta e riesce a infilare una mano tra il mio collo e la cintura cercando di fare forza perché lui non continui a tirare evitando il peggio. E lui continua a offendermi dicendomi: “Ti ammazzo finocchio”. A un certo punto non so se è lui a lasciare la presa o meno ma io cado indietro e lui sopra di me. Appena ci rialziamo vedo un braccio partire da dietro di me, che non poteva essere di lui che mi stava davanti, e colpire in pieno viso la mia amica che mi aveva aiutato».

Nel frattempo poco distante da loro continuava la violenza sessuale nei confronti dell’altra amica sul cofano dell’auto. «Quelle mani – spiega la ragazza mi toccavano ovunque, sotto il maglione, sul seno e sull’inguine e fondoschiena. Io per cinque minuti buoni non sono riuscita a respingerli. Mi sembrava di vivere come la scena di un film, non mi sembrava possibile stesse succedendo a me. Poi pian piano sono riuscita, scivo- lando giù dal cofano, a di- vincolarmi. Nemmeno il tempo di riuscire a correre in macchina mia che mi sento afferrare per i capelli e tra- scinare nuovamente fuori, mi trascinavano per il parcheggio. Poi improvvisamente mi sono sentita lasciare e poco dopo è arrivata la polizia».

La mamma della ragazza pochi istanti dopo ha testimoniato che tutti i suoi abiti erano completamente fradici e che gli stivaletti che portava erano tutti graffiati sul retro zona tacco, proprio come fosse stata trascinata.

Una scena terribile terminata solo all’arrivo della polizia richiamata dalle urla dell’amica.

Una notte che ha causato un grande choc ai tre ragazzi che inizialmente hanno fatto di tutto per non far sapere ai genitori esattamente cosa fosse successo, ma che qualche giorno dopo hanno preso coraggio e hanno deciso di andare a sporgere denuncia.

Le indagini della polizia sono partite proprio dai filmati del parcheggio e i tre quarantenni pratesi hanno già scontato degli arresti, in attesa di questo procedimento.

Il padre di una delle due ragazze, originario di Vernio, aveva minacciato anche di farsi giustizia da solo dopo aver visto la figlia tornare a casa, ormai la mattina del 6 marzo 2018, con il naso tutto insanguinato.

Fortunatamente adesso sarà la giustizia a fare il suo corso, con la prossima udienza in cui saranno chiamati a testimoniare i poliziotti intervenuti sul posto, prima dell’esame degli stessi imputati.

Press office