Scesero in strada chiamati dal figlio dopo una lite con i buttafuori di una discoteca. Dovranno risarcire quattro giovani, per minacce aggravate da discriminazione razziale
Nella notte del 17 agosto 2014 spararono due colpi di pistola in aria, minacciando i buttafuori di una discoteca in via Palazzuolo. Andrea Baldassini, ex poliziotto in pensione e la moglie Liliana Guttudauro, assistente di polizia in servizio, sono stati condannati dal tribunale di Firenze a, rispettivamente, tre anni e otto mesi 20 giorni e tre anni e tre mesi di reclusione per, a vario titolo, minaccia aggravata con finalità di discriminazione razziale e abuso dei doveri in quanto agente di polizia, porto abusivo di armi e spari in luogo pubblico. La coppia dovrà anche risarcire le quattro parti civili, difese dagli avvocati Francesco Stefani e Erika Eleonora Vidrich. Entrambi sono stati interdetti per cinque anni dai pubblici uffici. Secondo quanto ricostruito Baldassini e Guttudauro arrivarono in via Palazzuolo perché chiamati dal figlio, un ragazzo di 18 anni, che all’ingresso della discoteca era stato riconosciuto da uno dei due buttafuori e respinto. Il sorvegliante, infatti, lo aveva accusato di un furto avvenuto qualche giorno prima. Da lì si accese una discussione che finì con la chiamata del giovane ai genitori. Pochi minuti più tardi il far west. L’uomo, poliziotto in pensione, è stato accusato di aver minacciato un buttafuori urlando: “N…di m… io ti ammazzo” e sparando un colpo in aria con un revolver per vincere la resistenza del senegalese. La moglie, infatti, secondo l’accusa ha puntato una pistola contro i presenti pronunciando contro gli addetti alla sicurezza la frase: “Questa è un’operazione di polizia, così impari a far male ai ragazzini…. che nessuno si muova altrimenti sparo a questo branco di n…”. Un altro colpo, poi, è stato sparato sempre da Baldassini verso il basso vicino alle gambe di un altro buttafuori accompagnato da frasi razziste. Sul caso intervenne anche l’allora questore di Firenze Raffaele Micillo: “Quello che è successo – disse – è inaccettabile”. I due imputati, difesi dagli avvocati Cristina Moschini e Marco Rocchi, smentiscono tuttavia la ricostruzione della procura e che il figlio abbia rubato nella discoteca nei giorni precedenti.
Fonte: Repubblica.it . Gerardo Adinolfi