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Mascherine pagate e mai arrivate a farmacie e aziende, imprenditore a processo per truffa

Tribunale – È il titolare di una pelletteria che in piena emergenza Covid ha riconvertito la sua azienda

Viterbo – Mascherine pagate e mai consegnate, a Viterbo il processo per truffa aggravata al titolare di una pelletteria di Firenze che in piena pandemia, approfittando del decreto “Cura-Italia”, ha ottenuto fondi pubblici per la “riconversione industriale per il contrasto al Covid-19” della sua azienda, con l’idea di specializzarsi nell’importazione-esportazione di mascherine e altri dispositivi sanitari.

La “produzione” avrebbe però stentato a decollare, traducendosi in una serie di denunce per truffa da parte di tre farmacie fiorentine (che hanno poi rimesso la querela) e aziende cui si sarebbe impegnato a consegnare, tra aprile e maggio 2020, un tot di mascherine, guanti, termometri, disinfettante, occhiali, visiere e tute protettivi, pagati anticipatamente e mai consegnati.

Due le aziende che si sono costituite parte civile, tra le quali un società spagnola particolarmente agguerrita che, avendo versato corposi anticipi per i dispositivi sanitari mai arrivati o arrivati “fuori tempo massimo”, ha ottenuto un maxi sequestro preventivo da oltre 800mila euro, col blocco del conto corrente presso una banca viterbese, intestato all’imprenditore. I bonifici sarebbero stati effettuati dalle parti offese su un conto facente capo all’agenzia di Corchiano dell’istituto di credito avente sede nel capoluogo. Da qui  il processo davanti al giudice monocratico del tribunale di Viterbo.

Il processo avrebbe dovuto aprirsi oggi ma, per problemi legati ai numerosi avvicendamenti di giudici, dovrà essere ricalendarizzato.

L’imputato, indagato dalla procura e dalla guardia di finanza di Firenze per truffa aggravata ai danni dello stato per il presunto indebito utilizzo dei fondi Covid,  è difeso dagli avvocati Francesco Stefani e Chiara Galli del foro di Firenze. Secondo i due legali la prima vittima sarebbe proprio l’imprenditore.

“Non è stata colpa del nostro assistito, na dei ritardi nella consegna dei dispositivi, dovuti ai problemi per le merci alla frontiera durante il periodo più duro del lockdown e dell’emergenza sanitaria”, ci tengono a sottolineare i legali dell’imputato.

Silvana Cortignani


Presunzione di innocenza

Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.

fonte: tusciaweb.eu

 

Studio Legale Avv. Francesco Stefani

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